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Caratteristiche principali del programma di Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness per il Disturbo Ossessivo Compulsivo

Il programma di terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo si basa su sette componenti fondamentali che supportano il suo rationale e sono ciò che rende il programma unico e originale:

1) Comprendere:

durante ogni seduta, il gruppo e l’istruttore aiutano i partecipanti a sviluppare gradualmente una comprensione più profonda e chiara di come funziona il disturbo ossessivo compulsivo (ad esempio i fattori predisponenti, attivanti e di mantenimento) e in che modo l’addestramento alla mindfulness può intervenire efficacemente nel sostituire quelle abitudini mentali e quei meccanismi patologici con nuove modalità comportamentali sane e adattive e con stili di pensiero e stati mentali che sono incompatibili con i meccanismi cognitivi ed emotivi tipici del disturbo ossessivo-compulsivo. “Capire è il primo passo per guarire”. Mentre i partecipanti si rendono conto sempre più che la maggior parte delle “soluzioni” che hanno usato più e più volte per affrontare la loro disagevole esperienza interna sono diventate un disturbo – il rimedio al problema è diventato il vero problema – diventano progressivamente più capaci e motivati ​​a usare e a praticare insegnamenti, principi ed esercizi basati sulla mindfulness, che possono essere considerati dei veri e propri antidoti alle “soluzioni” di cui sopra e ai meccanismi del disturbo ossessivo compulsivo e modi efficaci per uscire dal tunnel ossessivo.

2) Normalizzare l'esperienza ossessiva:

uno degli obiettivi e degli effetti più importanti della terapia cognitiva e degli interventi basati sulla mindfulness consiste nel favorire un processo di normalizzazione dei disturbi psicologici. Le persone con disturbo ossessivo compulsivo spesso entrano nel programma terapeutico con una visione iper-patologizzata del loro problema e l’idea che non potranno mai migliorare. Questo può determinare l’insorgenza di un sentimento di impotenza, che conduce frequentemente a stati depressivi. Attraverso il processo di normalizzazione, i partecipanti riescono a comprendere che le loro reazioni non sono così insolite, strane o folli come avevano precedentemente pensato. Quando i comportamenti, le idee e le convinzioni che sono considerati normali per la maggior parte delle persone diventano estremamente frequenti e intensi, uno dei possibili risultati è lo sviluppo del disturbo ossessivo compulsivo. Normalizzare significa aiutare i partecipanti del programma a capire che una qualsiasi persona che avesse avuto le loro stesse esperienze di vita e avesse usato le loro stesse strategie protettive o difensive avrebbe probabilmente sviluppato un problema ossessivo-compulsivo. 

Una delle strategie più utili nel trattamento del disturbo ossessivo compulsivo consiste nell’aiutare le persone affette dalla patologia a sviluppare una spiegazione alternativa e non minacciosa del loro problema e a comprendere che loro sono persone che, per validi motivi, sono particolarmente sensibili alle preoccupazioni su particolari eventi pericolosi o dannosi. Inoltre, sono persone che reagiscono alle preoccupazioni con comportamenti che tendono a far aumentare invece che diminuire la frequenza dei pensieri intrusivi, i loro livelli di ansia e l’impulso a neutralizzare i loro pensieri (ad esempio controllando o lavandosi eccessivamente). Comportamenti i quali hanno un impatto fortemente negativo sulla qualità della loro vita che viene perciò compromessa a diversi livelli (Salkovskis, 1998; 2007; Veale, 2007).


Attraverso i processi di decentramento, disidentificazione, accettazione e attenzione/validazione dei sensi, la pratica di mindfulness può essere uno strumento potente nel processo di normalizzazione perché consente ai partecipanti di vedere la realtà per quello che è e per capire come la mente la distorce in modi che li portano, alla fine, ad adottare strategie e comportamenti inutili e controproducenti. 

3) Sviluppare fiducia e auto-validazione:

la sfiducia può essere considerata una componente fondamentale del disturbo ossessivo compulsivo la quale attiva e mantiene i sintomi ossessivi. Aiutare i partecipanti a sviluppare un sentimento di fiducia in sé stessi reale e maturo, in particolare per quanto riguarda la memoria e l’esperienza percettiva, e per auto-validare la loro esperienza interna, specialmente quella relativa ai sensi, può essere uno degli interventi più potenti nel trattare questo tipo di disturbo. La fiducia è un fattore importante anche nell’aiutare i pazienti a esporsi agli stimoli che generano ansia senza reagire con comportamenti protettivi controproducenti (ad esempio rituali compulsivi) e consentendo loro di sviluppare un senso di accettazione terapeutica della loro esperienza disagevole.

4) Intervento cognitivo:

come nella terapia cognitiva basata sulla mindfulness per la depressione, l’intervento cognitivo è una componente fondamentale di questo programma nel quale vengono proposti diversi esercizi derivati ​​dalla terapia cognitiva. Questi esercizi sono importanti perché mostrano ai partecipanti i collegamenti tra i pensieri e le emozioni e li aiutano a imparare a riconoscere le modalità di pensiero attive in loro, in modo che possano scegliere di passare da una modalità concettuale (quella che dà significato agli eventi e che attiva le ossessioni) a una modalità più diretta, esperienziale e basata sui sensi (quella che ci fa vedere le cose per come sono, sviluppata attraverso la mindfulness). A differenza della terapia cognitiva standard, nella terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo l’obiettivo non è quello di modificare il contenuto dei pensieri, ma piuttosto di aiutare i partecipanti a cambiare il loro rapporto con i pensieri, le emozioni e le sensazioni fisiche. Attraverso questo cambiamento di prospettiva, essi riescono a rendersi conto che i pensieri, a prescindere dal loro contenuto, sono semplici eventi mentali transitori e innocui, che non devono essere cambiati, sostituiti, combattuti o evitati, bensì osservati da una posizione distanziata e disidentificata, riconoscendo in tal modo quali di essi possono essere utili per i loro obiettivi e quali non lo sono. Inoltre, attraverso gli interventi psico-educativi e gli esercizi cognitivi, la terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo aiuta i partecipanti a comprendere meglio i meccanismi mentali, le credenze disfunzionali e le distorsioni del pensiero che tipicamente attivano e mantengono il disturbo e a riconoscere in ogni momento quando questi processi mentali sono attivi. Quando i pazienti apprendono tutto questo, sono in grado di sospendere o prevenire tali meccanismi, ritornando in ogni momento nel qui ed ora, alla realtà per come è e non per come la mente la distorce, utilizzando il respiro o altri centri di attenzione.

5) Addestramento intensivo nella mindfulness e nell’auto-compassione:

praticare la consapevolezza con regolarità è indispensabile per aiutare i partecipanti a sviluppare nuove abitudini mentali, atteggiamenti e stati salutari che possono aiutarli direttamente e indirettamente a modificare efficacemente i loro meccanismi ossessivi e a sviluppare l’abilità di prevenire o sospendere qualsiasi giudizio o significato negativo che normalmente tendono ad attribuire agli stimoli attivanti. Imparano ad osservare pensieri, dubbi, impulsi e stimoli senza reagire o interpretarli, accettandoli per ciò che sono realmente, cioè eventi innocui e impermanenti che scompariranno se semplicemente non faranno nulla per nutrirli o alimentarli. Il decentramento e l’accettazione aiutano anche a sviluppare una percezione non minacciosa e più realistica ed equilibrata dell’esperienza interna. Praticare l’auto-compassione e l’auto-perdono regolarmente è importante per neutralizzare progressivamente, o almeno ridurre, l’iper attivazione  della colpa, del perfezionismo, dell’ auto-svalutazione e del senso di responsabilità eccessivo che sono spesso presenti negli individui affetti da disturbo ossessivo compulsivo. Attraverso questo addestramento i partecipanti imparano a coltivare e sviluppare un senso di responsabilità sano, realistico e maturo verso le loro azioni e più in generale verso le loro vite.

6) Esposizione consapevole:

la pratica della consapevolezza è già in sé un’efficace forma diretta e indiretta di esposizione all’esperienza interna ed esterna (Didonna, 2009c), associata ad una capacità implicita di prevenire qualsiasi reazione a essa. Pertanto, durante il programma, i partecipanti sono progressivamente allenati a esporsi e rimanere in contatto con ciò che normalmente evitano, combattono o cercano di evitare o allontanare. Al fine di migliorare gli effetti dell’esposizione e ridurre l’attivazione di emozioni o reazioni negative, in questo programma viene fornita una specifica integrazione tra mindfulness ed ERP- Esposizione e Prevenzione dei rituali, chiamata Esposizione consapevole. Attraverso questa pratica i partecipanti sono aiutati a esporsi direttamente agli stimoli attivanti in uno stato di mindfulness, permettendo loro di vedere la realtà così com’è, sospendendo qualsiasi interpretazione o giudizio verso pensieri intrusivi o altri stimoli attivanti. Essi imparano a usare i loro sensi nel miglior modo possibile per “leggere” la realtà quando incontrano un’esperienza esterna disagevole, in modo da prevenire reazioni inutili e controproducenti (vedi comportamenti protettivi e rituali).

7) Condivisione:

le persone che soffrono di disturbo ossessivo compulsivo provano spesso vergogna a causa del loro problema ovvero non riconoscono i loro sintomi come patologici o disabilitanti. Di conseguenza, spesso tendono a nascondere i loro problemi alle altre persone, in molti casi per diversi anni e a volte anche ai loro famigliari o agli amici stretti. Nei gruppi di terapia cognitiva basata sulla mindfulness per il disturbo ossessivo compulsivo i partecipanti si trovano, spesso per la prima volta, in una situazione in cui possono condividere i loro problemi con altre persone che soffrono dello stesso disturbo, e già questo può avere un effetto terapeutico. Far parte di un gruppo di persone affette da disturbo ossessivo compulsivo permette ai partecipanti di comprendere che non sono i soli a soffrire di questo problema “strano” e invalidante. Il gruppo può fornire supporto nei momenti di difficoltà, proponendo modi diversi di pensare a esse, permettendo di comprenderle meglio e beneficiando di suggerimenti utili da parte di chi ha ottenuto dei miglioramenti. I membri del gruppo possono inoltre anche fornirsi reciprocamente supporto, o semplicemente l’opportunità di condivisione, anche al di fuori delle sedute di gruppo.

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